Google dice di mettere il Nofollow ai link nei Guest Post? Ma l’opinione dei Webmaster conta

 

Di recente, il portavoce di Google John Mueller ha affermato su Twitter che i link nei guest post sono un problema e che dovrebbero avere tutti l’attributo rel=nofollow, sebbene il fatto che Google abbia avuto a che fare (algoritmicamente parlando) con questi link per anni potrebbe significare che ormai vengono tutti ignorati.

Potresti già conoscere (o almeno inferire, se mi segui su Twitter o sul Web internazionale) ciò che penso a proposito di un Web fatto di soli “link naturali“: difficilmente si tratta di qualcosa di attuabile e se fosse questo il solo modo di costruire un grafo di link sul Web, la stragrande maggioranza dei siti non verrebbe mai linkata perché sarebbe vista come non abbastanza autorevole da prendersi lo scomodo.

Dunque questo post vuole essere principalmente un commento ai recenti tweet di John Mueller e un modo per chiarire la mia posizione “IAWSEO” (ossia, “I am without SEO”, io sono/esisto senza la SEO, o meglio, i motori di ricerca) sull’intera questione.

Ma i link nei Guest Post sono davvero innaturali?

Mueller pensa di sì, poiché il guest writer fornisce i link, e ritiene che lo stesso si possa applicare ai link nelle byline.

John Mueller di Google sui link nei guest post (Twitter)
Fonte: Twitter

Tuttavia, come blogger freelance e guest writer dal 2009, posso dirti che la relazione (link) tra chi ospita il post e l’autore è editoriale e basata sulla fiducia, dove questa prende la forma di una raccomandazione tramite link per dar credito all’autore e attirare traffico verso il suo sito.

Lo scambio non porta via nulla alla naturalezza del contenuto e dei suoi link. È sempre prerogativa del proprietario del sito la scelta dei link da permettere all’autore di tenere nel guest post, così come il loro formato e qualunque attributo rel= ritenga più consono o sicuro.

Mi viene anche da pensare alla ricerca scientifica, nella quale gli scienziati si citano l’un l’altro nei paper, spesso quando hanno discusso o collaborato sulla ricerca.

Niente di tutto questo è “innaturale”.

Mentre posso capire che Google abbia una certa idea di “link naturale”, è assurdo aspettarsi che l’intero Web si costruisca attorno a quei link soltanto e che la maggioranza dei webmaster escludano intenzionalmente link legittimi dal grafo del Web solo perché Google ritiene che non siano affatto legittimi.

Ancora una volta, l’idea di Google di come debba esistere “il Web” non è necessariamente un’idea condivisa da tutti.

Cosa succederebbe se Google ignorasse davvero i link nei guest post?

Innanzitutto, ecco il tweet dove John Mueller accenna alla questione:

John Mueller di Google sui link nei guest post che vengono ignorati dagli algoritmi (Twitter)
Fonte: Twitter

Se Google ignorasse davvero i link nei guest post, allora potremmo tirar fuori un sospiro di sollievo: i link semplicemente non funzionerebbero per dare una spinta ai ranking in Google e i webmaster ai quali poco importa della posizione di Google nei confronti dei link nei guest non dovrebbero fare nulla, solo continuare a pubblicare guest post e lasciare i link così come sono, senza attributi rel=nofollow o rel=sponsored.

Ma se il messaggio di John Mueller alla comunità SEO è di mettere il nofollow a questi link, ciò mi dice che Google non li ignora davvero e che essi invece costituiscono ancora un problema di PageRank per Google, sia che vengano applicate azioni manuali oppure no.

Il concetto IAWSEO di visibilità basata sui link ignora quasi del tutto il caro Google

Come ho citato nel Manifesto IAWSEO, i webmaster IAWSEO non danno troppa importanza ai motori di ricerca, perché non mettono tutte le uova in quel paniere.

Ecco perché ignoriamo quasi del tutto ciò che Google ci dice a proposito dei link nei guest post e facciamo davvero come se i motori di ricerca non esistessero: non aggiungiamo rel=nofollow o rel=sponsored ai link che vediamo come parte di uno scambio naturale tra webmaster e che hanno lo scopo di aumentare la visibilità del sito dell’autore, non il PageRank.

Manipolare i risultati di ricerca è l’ultimo dei nostri pensieri, ma ottenere un backlink (di qualsiasi natura) come riconoscimento del nostro lavoro non è ultimo per niente.

Naturalmente, il webmaster IAWSEO che vuole comunque rimanere nelle grazie di Google può sempre aggiungere un rel=nofollow (difficilmente un rel=sponsored, perché il guest posting non è l’advertising nativo).

Davvero, non nuocerà alla visibilità basata sui link: è soltanto una seccatura in più.

Conclusioni

Nonostante non lo faccia, personalmente, per ottenere link, in passato ho raccomandato il guest posting come un modo naturale di costruire backlink e non mi rimangio la parola: quando due webmaster si mettono d’accordo per produrre un guest post e quello che ospita il post vuole dare un riconoscimento all’autore tramite un backlink, la natura del link è editoriale e non manipolativa.

Questo anche quando il proprietario del sito preferisce che sia l’autore a scegliere il formato del link.

A esser sincera, sono un po’ stufa dell’opinione di Google di come il Web dovrebbe apparire. Se ancora seguo ciò che dice Google, è solo perché voglio dare ai clienti che dipendono da Google il giusto tipo di aiuto, e perché la SEO è divertente comunque.

Ma quando si tratta dei miei siti, faccio le cose a modo mio. Costruisco i miei link usando la Digital PR, rispondendo alle query dei giornalisti su HARO e Source Bottle, nella speranza che mi diano un backlink editoriale (anche uno col nofollow). Tutto il resto è SEO On-Page.

Per me, il guest posting rimane un tool efficace per costruire autorità e competenza, dove i backlink si prestano a essere un tool di discovery.

Mi va bene che i webmaster mettano il nofollow a tutti i miei link, purché ci siano dei link. Dopotutto si tratta del loro sito, e a loro Google potrebbe piacere più che a me, ma io voglio che il mio sito venga comunque trovato e non con una mera citazione testuale.

(Anche questa è scelta editoriale.)

Qual è la tua posizione sui backlink e il guest posting?

Nota: Questo articolo è apparso anche in inglese sul mio blog IAWSEO.
L’illustrazione in testa al post è mia.

Puoi fare business online senza la SEO?

 

La domanda è seria, e il nocciolo della questione è il seguente:

puoi generare traffico, clienti e conversioni sufficienti per raggiungere i tuoi obiettivi?

C’è così tanta propaganda sulla SEO che facilmente ci si dimentica di essere gli unici a conoscere davvero il proprio blog o la propria azienda (piattaforma, brand), chi si vuole raggiungere e come (audience), e i motori di ricerca (canale di marketing) non sono sempre il canale giusto per raggiungere la tua audience.

Sì, lo so – questo blog segue una propria linea quando si tratta di SEO, ma qui si tratta di essere realistici: ciò che funziona per un tipo di business potrebbe non funzionare per un altro.

Di cosa ha bisogno il tuo business?

Di cos’ha bisogno la tua azienda per farcela online?

Esamino qui 3 situazioni ipotetiche.

1. La tua nicchia è troppo competitiva

C’è poco da fare se la tua azienda rientra in un settore dove c’è troppa concorrenza – alcune compagnie saranno sempre a un passo avanti, specialmente stanno online (e fanno SEO) da molto tempo.

Focalizzarsi sulla SEO, in questo caso, potrebbe rivelarsi un’enorme perdita di denaro e di risorse, quando potresti invece cercare di ritagliarti la tua fetta di mercato e servire una audience più ristretta.

Ricordati che lo scopo del mettere la tua azienda online è aumentare delle vendite, non ottenere una gran quantità di traffico generico dai motori di ricerca.

2. Ci sono cose che devi tenere private

Anne Ward, autrice di Come vincere la battaglia del SEO e CEO dell’agenzia statunitense CircleClick, afferma che potresti dover escludere la SEO dal tuo piano markeing se sei costretto a tenere parte del tuo business privato – poiché la SEO esiste per aiutare nella diffusione di notizie, non è per nulla utile per ciò che bisogna mantenere ben custodito!

“Non tutti sono adatti per la SEO,” dice Ward, “come ad esempio, le aziende che necessitano di tenere la maggior parte delle informazioni private o dietro un firewall (finanziario o medico). Ogni piano business è diverso! O almeno così dovrebbe essere.”

In un mondo traboccante di informazioni e dove il passaparola la fa da padrone, mantenere qualcosa segreto è virtualmente impossibile.

Ciò significa che l’unico modo per tenere le cose al sicuro e gestirle senza grattacapi è evitare la SEO e utilizzare il Web il meno possibile.

3. La tua azienda è online da poco tempo

Se la tua azienda è appena andata online, con un sito web neonato e una piccola presenza sui social, la SEO non sarà la prima risorsa di marketing a portarti i primi risultati (e le prime vendite).

Mettere il business di fronte a tanti utenti target è una strategia molto più efficace del traffico generico che possono fornire i motori di ricerca.

Angela Zade, content marketer alla Evus Tecnologies, ci dice in proposito:

“So che la SEO può essere magnifica per un’azienda che si trovi online già da un po’ di tempo. Se il tuo business è nuovo devi investire un po’ di denaro per avviare la presenza online della tua azienda attraverso una campagna SEM (Search Engine Marketing), come Adwords o Facebook Advertising. La SEO è una maratona, non una corsa. Qualunque business che miri a un veloce ritorno sugli investimenti non lo troverà con le attività della SEO. Si prevedono 6-9 mesi prima che tu possa ottenere dei risultati SEO misurabili.”

Sì, puoi fare business senza la SEO. E vai di SEM!

Come Angela Zade, anche Jennifer Phillips, vicepresidente del settore Marketing e Servizio Clienti per l’agenzia Traktek Partners a Boston, sa che lo scenario della concorrenza spietata è difficile da gestire, perciò il suo consiglio è di non perdere tempo con la SEO e passare invece al SEM e al social advertising:

“Molte agenzie considerano la SEO come una parte cruciale del loro impegno di marketing. Ci sono dei casi, tuttavia, nei quali tale budget può essere speso meglio da qualche altra parte.

Per esempio, alla Traktek Partners, abbiamo lavorato in passato con piccoli business che si trovavano a competere con agenzie molto più grandi, che avevano una presa forte sui risultati organici in prima pagina. Questi piccoli business devono, quindi, fare una scelta: spendere il loro budget limitato per provare a salire in classifica, abbastanza per ottenere traffico verso il loro sito in modo organico, sapendo che sarebbe un’ardua battaglia, o generare traffico investendo in altri settori?

In questi casi, un’opzione migliore potrebbe essere il search engine marketing, dove puoi acquistare il tuo “ranking”, o attraverso gli annunci social, dove puoi indirizzarti alla giusta clientela che vuoi soddisfare.

Se non sei sicuro di poter raggiungere dei risultati SEO con il tuo budget e con la quantità di tempo che hai a disposizione, una buona agenzia di marketing digitale può aiutarti a conoscere le tue opzioni. Nella maggior parte dei casi, una strategia integrata che si focalizzi su tattiche multiple di marketing digitale è la migliore via da seguire.”

Ed allora torniamo all’inizio di questo post: riconosci i bisogni della tua azienda online, e dopo decidi se la SEO sia un’opzione fattibile per te.

Se non sai decidere o vuoi provare lo stesso la SEO, combinala e integrala con altri stumenti di marketing, con il SEM e il social advertising, così come il content marketing and la list building.

Per ulteriori informazioni sull’argomento, leggi l’articolo che ho pubblicato su Relevance.com nel 2017. Si parla di SEO e su quando vale la pena farne uso (e quando no). Ho ottenuto un numero notevole di contributi su HARO, pe cui ho tirato fuori le prospettive più utili da tutti i commenti degli esperti che ho ricevuto. Grazie per l’attenzione!

Articolo originariamente pubblicato sul blog IAWSEO di Luana Spinetti, in inglese.
Traduzione dall’inglese di Barbara Spinetti.